Lembo di terra della Galizia, proteso verso l’Atlantico. Un piccolo faro fa da sentinella per segnalare ai naviganti i pericoli della costa, ora affioranti come una cresta di dinosauro ora
sommersi dall’alta marea, ma non meno insidiosi. Quando arriviamo il mare è in tempesta, e il tumulto delle onde di notte canta una minacciosa ninna nanna. L’oceano sembra raggiungerti, ma gli scogli levigati riescono a fermare i marosi, almeno per oggi. Al tramonto davanti al santuario della Virxe da Barca aspettiamo che il sole si adagi all’orizzonte. Seduti vicino ai resti della “nave di pietra” con la quale, si narra, la vergine Maria qui approdò.
Nei pressi del villaggio sorge La Herida un enorme monolite che mostra una crepa verticale a rappresentare la ferita inferta al mare da uno dei più nefasti disastri ecologici, ricordo della marea nera provocata dal naufragio della petroliera Prestige nel novembre 2002.